2023-11-30 50 anni fa: 1973 Avvistamento di massa a Torino

L’evento si è verificato il 30 novembre 1973, con inizio poco prima delle 19.00 e termine poco dopo le 19.30. Ne sono stati testimoni i piloti di due aerei di linea e testimoni a terra. L’anomalia è stata rilevata anche da radar civili e militari e inseguita da un aereo privato. Gli operatori radar hanno dichiarato di aver osservato un’eco intermittente e in movimento sui loro schermi. I testimoni a terra e i piloti hanno descritto l’anomalia come una forte luce bianca stazionaria nel cielo, in direzione della Val di Susa (Sud-Ovest). Il pilota all’inseguimento la descrisse come una forte luce bianca che si allontanava in direzione sud-est. 

Questo caso, uno dei più famosi in Italia, è stato riportato in diversi libri e pubblicazioni periodiche, non solo italiane, ma soprattutto come collage di fonti secondarie.

Immagine de “La Gazzetta del Popolo” 2 dicembre 1973 – Edoardo Russo, tutti i diritti riservati

La versione nota

Secondo le varie fonti secondarie, gli eventi si svolsero come segue:

  • Gli operatori militari della torre di controllo dell’aeroporto di Caselle rilevarono sul radar la presenza di un oggetto su una posizione potenzialmente in rotta di collisione con gli aerei in atterraggio;
  • La presenza di un oggetto luminoso fu rilevata anche visivamente dalla torre di controllo, in direzione sud-ovest;
  • La torre di controllo avvertì tutti gli aerei in procinto di atterrare, della presenza di un intruso;
  • I piloti di almeno due voli Alitalia (“Giovanni” e “Franco”) osservarono la luce;
  • Anche il pilota di un piccolo aereo privato (“Riccardo”) vide la luce, chiese il permesso di avvicinarsi e cercò di raggiungerla;
  • Durante il tragitto, la vide compiere diversi spostamenti verticali e variazioni di luminosità;
  • All’improvviso si accorse che la luce si era spostata dietro il suo aereo; 
  • Fece quindi un’inversione di rotta per inseguirla, ma senza successo, per 20 minuti, volando fino a 110 chilometri a Est;
  • Avendo esaurito la sua riserva di carburante, il pilota dovette quindi rinunciare all’inseguimento e tornò a Caselle, mentre la luce continuava ad allontanarsi verso Genova;
  • Nel frattempo, il radar dell’aeroporto di Caselle continuava a rilevare a intermittenza la presenza di un’eco anomala, che sembrava muoversi in senso longitudinale e verticale, con movimenti irregolari e manovre molto veloci: furono segnalate velocità fino a Mach 4;
  • Anche il centro radar militare di Mortara, 85 chilometri a est di Caselle, ha rilevato molti echi radar che apparivano, scomparivano e si muovevano; si è parlato di oggetti con un’eco radar simile a quella di un aereo di linea, ma con movimenti bruschi e impossibili.
  • Gli osservatori da terra hanno osservato la luce muoversi verso la Val di Susa fino alle 19.30.

Purtroppo, per lungo tempo sono mancate indagini dirette sul caso. All’epoca, infatti, gli ufologi non condussero alcuna intervista con i principali testimoni, piloti e operatori radar.

Le uniche fonti all’epoca furono le interviste rilasciate dai piloti ai giornalisti. Tre di queste fonti, pur essendo estremamente sommarie, possono essere considerate di prima mano: 

  • un’intervista televisiva a Riccardo, di cui è disponibile una registrazione audio; 
  • due interviste radiofoniche a Giovanni e Riccardo, di cui è disponibile la trascrizione integrale. 

Nessuno dei giornalisti ha posto domande specifiche che sarebbero state essenziali per una corretta indagine ufologica e le fonti giornalistiche dell’epoca mescolavano informazioni valide ed errate, con qualche esagerazione clamorosa e persino qualche fantasia inventata di sana pianta.

Edoardo Russo, tutti i diritti riservati

Le indagini

Non risultano indagini dirette da parte dei militari. Anzi, nel fascicolo declassificato reso noto alcuni anni dopo, un’analisi condotta di quello che era stato il principale “ufologo dell’Aeronautica Militare” negli anni Sessanta, Igino Gatti, si basava su fonti di stampa ed evidenziava l’assenza di dati meteorologici e di dettagli testimoniali che gli sarebbero stati indispensabili per confermare la sua ipotesi di un fenomeno di rifrazione atmosferica.

Le organizzazioni ufologiche piemontesi dell’epoca erano costituite dall’associazione nazionale CUN e da alcune decine di gruppi di appassionati. Nessuno di questi contattò i principali testimoni, anche se almeno tre fecero “indagini di ambiente”, raccogliendo informazioni e voci di seconda mano, alcune delle quali errate o esagerate, parte delle quali poi pubblicate.

Alcune informazioni furono diffuse dai militari alla stampa. Altre indiscrezioni furono raccolte attraverso conoscenze e contatti di alcuni ufologi nell’ambiente dell’aviazione o dell’aeronautica. Il primo documento ufficiale fu rilasciato per errore nel 1978. La maggior parte delle declassificazioni riguardanti i dati radar o altre  informazioni è avvenuta solo nel 1996, quando il Centro Italiano Studi Ufologici (CISU) ne ha fatto richiesta.

Parallelamente a questa declassificazione, all’inizio degli anni 90 Paolo Fiorino ha coordinato sul caso un’ampia indagine retrospettiva che ha portato a trovare e interrogare quasi tutti i testimoni noti del caso, i piloti, un operatore radar che aveva anche osservato la luce da terra, l’allora comandante dell’aeroporto, l’ufficiale della Prima Regione Aerea incaricato di occuparsi del caso in qualità di addetto stampa dell’incidente, l’analista autore dell’analisi del caso nel 1977.

Traiettoria di volo dell’aereo Piper, Edoardo Russo, tutti i diritti riservati

La ricostruzione

Utilizzando solo fonti primarie (le registrazioni audio e le trascrizioni letterali delle interviste dei testimoni e i registri del centro radar di Mortara per i rilievi radar), eliminando gli errori di citazione o di attribuzione e aggiungendo quanto emerso dalle indagini retrospettive, la seguente è la ricostruzione del caso.

  • Alle 18:45 circa, gli operatori militari della torre di controllo dell’aeroporto di Caselle rilevarono sul radar la presenza di un oggetto in posizione di potenziale collisione con la rotta di atterraggio degli aerei.
  • Gli operatori della torre di controllo rilevarono anche  visivamente la presenza di un oggetto luminoso, in direzione sud-ovest.
  • Intorno alle 18:48 la torre di controllo informò gli aerei in procinto di atterrare della presenza di un intruso.
  • Il pilota di nome “Giovanni”, del volo Alitalia AZ325, che si trovava a 2000 metri di quota, a 7 minuti dall’atterraggio, previsto per le ore 18.55, inizialmente non vide alcun oggetto davanti a sé. Due minuti prima dell’atterraggio, a 300 metri dal suolo, nella penultima parte della traiettoria di discesa (quindi dopo aver virato verso ovest), osservò improvvisamente, insieme al copilota, una forte luce bianco-blu a circa 15-20° sopra l’orizzonte.
  • Il pilota “Franco”, del volo Alitalia AZ043, anch’egli in fase di avvicinamento, a 4 miglia di distanza, osservò insieme al suo copilota una luce verso la Val di Susa, di fronte a loro, quindi in direzione Ovest-Sud-Ovest; la luce cambiava intensità e sembrava alzarsi quando la luminosità aumentava, per poi abbassarsi quando la luminosità diminuiva.
  • “Riccardo”, il pilota del Piper, che era in rotta di discesa a  3.000 metri di altezza, ma a quel punto non vedeva la luce ma, sentendo il dialogo radio tra la torre di controllo e gli aerei di linea, chiese di essere guidato per 
  • tentare un avvicinamento; si diresse verso la Val di Susa, ma continuava a non vedere  l’oggetto. A questo punto, il pilota di un quarto aereo appena decollato da Caselle, diretto inizialmente a Nord e poi a Est, gli riferì che l’oggetto si trovava – invece – dietro il Piper, a 3600 metri di quota. Riccardo fece quindi un’ampia virata per invertire la rotta e vide finalmente una sfera bianca luminosa a una quota superiore alla sua, che aumentava e diminuiva di intensità; iniziò quindi una manovra di avvicinamento.
  • L’avvicinamento durò in tutto 7-8 minuti a una velocità di poco inferiore ai 400 km/h, ma l’oggetto sembrava mantenere o aumentare la sua distanza dal suo Piperi, dirigendosi verso sud-est, finché Riccardo rinunciò all’inseguimento e tornò indietro.
  • I resoconti precedenti, che riferivano che l’oggetto aveva improvvisamente aggirato l’aereo da Ovest a Est, erano errati in quanto il testimone non l’aveva mai visto verso Ovest, nonostante fosse stato indirizzato lì. Solo dopo essere stato avvisato da un altro aereo che la luce era nella direzione opposta (ossia a Est), il pilota ha girato il suo aereo e ha finalmente visto la luce nel cielo. 
  • Secondo la durata dell’inseguimento riferita da Riccardo, anche alla sua massima velocità, il Piper non avrebbe percorso più di 45-50 km (arrivando quindi sopra Asti).
  • Nel frattempo, il radar di Caselle continuava a rilevare a intermittenza la presenza di un’eco anomala. Dalle polemiche seguite a un grave incidente avvenuto il giorno di Capodanno, abbiamo poi appreso che in quel periodo e “per quattro mesi” il radar di precisione della GCA, in grado di rilevare l’altitudine con una precisione di pochi metri, era fuori uso. Funzionava solo il radar di “ricerca e sorveglianza”, meno preciso e funzionante solo in planimetria azimutale.
  • Alle 19:15, la torre di controllo di Caselle chiese conferma al centro radar militare di Mortara del rilevamento di un’eco sconosciuta a 9 miglia di distanza in direzione Sud-Ovest (radiale 235°), poiché i loro operatori radar stavano osservando visivamente un oggetto luminoso a circa 5.000 piedi dal suolo, a 4-5 km di distanza. Sul radar di Mortara, tuttavia, quell’eco non compariva.
  • Circa 40 minuti dopo, tuttavia, tra le 19.57 e le 20.52, il centro radar militare di Mortara ha rilevato almeno 12 diverse tracce radar che sono apparse, scomparse e si sono spostate su varie località del Piemonte e della Liguria. Le velocità furono calcolate in base alle diverse posizioni degli echi a ogni passaggio del pennello radar, ogni 12 secondi. Questi rilevamenti, tutti avvenuti ben dopo l’avvistamento dell’aereo su Torino, erano quelli a cui si riferivano le dichiarazioni del portavoce dell’Aeronautica Militare, riportate da diversi giornali nei giorni successivi, con le varie stime di altitudine, velocità, presunte dimensioni degli oggetti rilevati, velocità non uniformi, cambi di rotta e discontinuità. Risulta che alcune di queste tracce, apparse sul territorio francese, erano state rilevate anche dal centro di controllo radar di Lione. Nel frattempo, gli osservatori a terra, tra cui operatori radar, tecnici, militari e civili, avevano continuato a osservare la luce in direzione della Val di Susa (Sud-Ovest) fin dopo le 19.30 (complessivamente, per circa 45 minuti). Anche i piloti degli aerei di linea Alitalia, dopo l’atterraggio, osservarono la luce di dimensioni stellari, ferma nel cielo, in direzione delle montagne.
  • Alle 20.39, il centro radar di Mortara rilevò una traccia sconosciuta a 4 miglia da Caselle e allertò la torre di controllo dell’aeroporto di Torino; gli operatori di Caselle richiamarono dopo pochi minuti per confermare che stavano osservando visivamente un oggetto di intensa luminosità sopra di loro. Non parlarono di rilevamento radar, ma descrissero l’oggetto che si muoveva lentamente verso il lato sud della pista. Altri echi radar sporadici, occasionali e irregolari, tali da non poter essere consolidati in tracce radar, furono rilevati da Mortara tra le 23.00 e la mezzanotte.
  • Un’altra serie simile e complessa di rilevamenti di tracce radar, con avvistamenti visivi sia a Caselle, sia fuori dal centro radar di Mortara, si  verificarono poi la sera del 4 dicembre. Questi due eventi sono stati spesso confusi.
Altri contatti radar, Edoardo Russo, tutti i diritti riservati

Il cielo

Secondo i dati della stazione meteorologica dell’Aeronautica Militare di Caselle, la sera del 30 novembre 1973 il cielo era sereno, con venti leggeri da sud-est in pianura, più forti in montagna e temperature intorno agli zero gradi.

Oltre alla Luna, le principali fonti luminose presenti in cielo a quell’ora erano:

  • Venere: azimut 225° (Sud-Ovest), zenit 6°, magnitudine -4,6 diametro 60″.
  • Giove: azimut 216° (Sud-Ovest), zenit 17°, magnitudine -2,1, diametro 36″.
  • Marte: azimut 128° (Sud-Est), zenit 44°, magnitudine -1,4, diametro 18″.

POSSIBILI SPIEGAZIONI

Sia all’epoca, sia in tempi più recenti, sono state avanzate varie ipotesi per spiegare gli avvistamenti aero-radar-visivi di Caselle con cause convenzionali. Alcune sono ridicole, altre apparentemente più ragionevoli:

  • un pallone meteorologico francese;
  • un aereo spia sovietico (o americano) controllato a distanza;
  • un fulmine globulare o un fenomeno simile di plasma atmosferico;
  • la rifrazione atmosferica (“effetto lente” degli oggetti astronomici per le osservazioni visive, radiopropagazione anomala per gli echi radar).

Non intendo qui addentrarmi in interpretazioni che, come sempre, rimarrebbero soggettive e, come quasi sempre, oggetto di controversia.

Il mio scopo qui e oggi, nel cinquantesimo anniversario di quegli eventi, è quello di presentare i dati testimoniali e documentali che ricostruiscono sinteticamente il caso nei suoi tratti fattuali. È il risultato di un lungo lavoro di indagine, raccolta e confronto, che ha portato a modificare in gran parte la versione sbagliata che è stata a lungo diffusa su questa vicenda, anche se sono pienamente consapevole che essa continua (e sicuramente continuerà) ad essere scopiazzata da autori che scrivono di UFO  senza alcuna cura filologica.

Ognuno è così messo in condizione – se lo vuole – di fare le proprie valutazioni, arrivando alle proprie conclusioni.

Immagine principale: Edoardo Russo, tutti i diritti riservati

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