2023-05-18 Il Progetto Galileo allarga gli orizzonti

Dopo 7 mesi di revisione, il 13 maggio è stato pubblicato sul Journal of Astronomical Instrumentation (JAI) il primo lavoro del Progetto Galileo. Questo atteso lavoro presenta la metodologia, gli strumenti e i processi per lo studio dei Fenomeni Aerei Non Identificati (UAP). Si tratta di una delle prime iniziative scientifiche organizzate dopo la rivelazione di un gruppo di studio segreto sugli UAP all’interno del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel 2017.

Guidato dal famoso astrofisico Prof. Abraham “Avi” Loeb, il Progetto Galileo è finanziato esclusivamente da donazioni private. Il suo obiettivo è studiare gli UAP considerando la possibilità che alcuni di essi possano essere resti o tecnologia extraterrestre attiva.

Di Annatsach – Lavoro proprio, CC BY-SA 4.0

Una lunga storia

Il documento di 43 pagine è una guida completa allo studio scientifico degli UAP. Include una breve storia degli studi precedenti, a partire dal Progetto Sign nel 1948, seguito dal Progetto Grudge nel 1949 e dal Progetto Blue Book fino al 1969. Pubblicamente, le forze armate statunitensi sono state in prima linea negli studi sugli UAP. Sebbene il Rapporto Condon concluda il progetto Blue Book affermando che “ulteriori studi sull’UAP sarebbero di utilità scientifica marginale”, il documento riconosce la contro argomentazione dello scienziato atmosferico James McDonald. McDonald ha osservato che circa un terzo dei casi esaminati dal Rapporto Condon sono stati classificati come “inspiegabili”.

Il documento del Progetto Galileo cita anche altre agenzie di studio degli UAP di rilievo, come il Progetto Condign pubblicato dal Regno Unito nel 2006, il gruppo di studio francese GEIPAN e il Progetto Magnet del Canada nel 1968. Tuttavia, sottolinea che attualmente esistono solo tre gruppi di ricerca scientifica attivi dedicati agli UAP: il Centro di ricerca interdisciplinare per gli studi extraterrestri della Julius-Maximilians-Universität di Würzburg, in Germania; UAPX, un gruppo di scienziati, tecnici ed ex militari testimoni di UAP e la commissione tecnica UAP dell’Associazione Aeronautica e Astronautica della Francia, nota anche come “Sigma2“. Il documento cita anche le indagini a lungo termine condotte nella valle di Hessdalen, in Norvegia, dal 1984; nella valle di Yakama dal 1972 al 2007 e a Piedmont nel Missouri, dal 1973 al 1981. 

Queste indagini hanno raccolto numerose immagini di UAP e ore di dati registrati dagli strumenti.

A proposito di questi documenti, l’articolo afferma che:

“La maggior parte dei suddetti studi sul campo, come la maggior parte delle informazioni scritte riguardanti l’UAP, è [sic] contenuta in una vasta “letteratura grigia” che comprende libri, documenti di conferenze, relazioni tecniche, siti web e materiali non pubblicati”. “Questa letteratura è anche una ricca fonte di informazioni sulle misurazioni che avrebbero potuto essere utilizzate per caratterizzare e potenzialmente identificare i fenomeni descritti nei rapporti UAP, e quindi può informare utilmente la progettazione di strumentazione per lo studio dell’UAP”.

AIR FORCE SYSTEMS COMMAND WRIGHT-PATTERSON AFB OH – Project Grudge

Fuori dall’ombra

Nonostante mezzo secolo di progressi tecnologici, sono stati fatti pochissimi progressi nella comprensione di questi fenomeni. L’articolo propone un’architettura onnicomprensiva per raccogliere, corroborare, individuare, confrontare e ordinare i dati registrati dagli osservatori a terra che tracciano oggetti non identificati. L’idea principale, illustrata nella sezione 3, è quella di creare un archivio contenente le “signatures” (tratti identificativi) di ogni imbarcazione, oggetto o fenomeno, per poi cercare le anomalie che non rientrano nell’insieme generale. In diverse aree di studio saranno allestiti osservatori a terra dotati di una serie di rilevatori.

Come illustrato nella sezione 7, questi osservatori a terra saranno situati in 10 aree con condizioni diverse e monitoreranno lo spazio aereo per un massimo di 5 anni. Ogni sito primario di osservazione sarà “circondato da molteplici siti secondari più piccoli” che ospiteranno “strumenti ausiliari che catturano informazioni critiche per la triangolazione dei fenomeni aerei”, consentendo la deduzione di velocità, distanza e velocità di rotazione. I siti secondari possono anche includere microfoni, sensori magnetici, antenne radio, fino a 150 km (93 mi).
Il documento afferma inoltre che gli hotspot UAP (cioè i luoghi dove si registra il maggior numero di avvistamenti) possono essere identificati confrontando un modello di popolazione con i numeri riportati dal National UFO Reporting Center (NUFORC). Il documento sottolinea che le testimonianze di alto profilo, come il caso Nimitz sulla costa occidentale del 2004 e l’area di addestramento della Marina sulla costa orientale resa famosa dal tenente Ryan Graves nel 2019, possono convalidare un sito.

USA, densità della popolazione, pubblico dominio

Guardare in alto

La sezione 6 del documento descrive gli strumenti implementati negli osservatori. Sulla base dell’attuale Osservatorio di Fase 1, situato sul tetto dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, gli osservatori successivi saranno dotati di cinque diverse categorie di sensori. Le telecamere a campo largo, tra cui otto telecamere FLIR (Forward Looking Infrared) e due telecamere ottiche all-sky, localizzeranno gli oggetti aerei e ne triangoleranno la posizione nello spettro dell’infrarosso. Le telecamere a campo stretto tracceranno gli oggetti selezionati, creando un archivio completo di informazioni. Una serie di sensori radio registrerà molte tracce elettromagnetiche (EM), tra cui segnali radar passivi, emissioni radio e microonde, utilizzando un analizzatore di spettro. Inoltre, un’antenna registrerà i localizzatori GPS degli aerei (ADSB). Per monitorare l’ambiente, un’altra serie di sensori registrerà il rumore di fondo, comprese le frequenze sonore multibanda, la pressione, la temperatura, l’umidità, la velocità del vento, la copertura nuvolosa, il campo geomagnetico e le particelle ad alta energia. Questi rilevatori sono racchiusi in un apparecchio specifico chiamato NPACKMAN, progettato appositamente per il Progetto Galileo. Le future versioni potrebbero includere anche una telecamera a raggi ultravioletti. Tutti i dati dei sensori saranno conservati in un archivio protetto e criptato per progettare l’apparato di fase 2 e garantire la catena di custodia dei dati.

Alla fine del documento, l’appendice A presenta un’argomentazione a difesa dell’indagine scientifica degli UAP. L’appendice spiega che, nel corso della storia della scienza, fenomeni apparentemente impossibili sono stati spiegati in seguito a un lungo processo di indagine. Gli autori forniscono numerosi esempi a sostegno dell’idea che “le affermazioni straordinarie con prove intriganti ma inferiori alla media dovrebbero essere indagate piuttosto che ignorate”.

La domanda

Per quanto riguarda la probabilità di un’origine extraterrestre di questi fenomeni, il team rimane agnostico. Il loro obiettivo è fornire immagini ad alta risoluzione e affidabili per affrontare la mancanza di prove definitive sull’esistenza di questi presunti veicoli avanzati. Concludono facendo un parallelo con i sistemi di rilevamento delle meteore in funzione da decenni, notando che questi sistemi a volte scartano le immagini che non contengono striature lineari prodotte da meteore ad alta quota. 

Questa osservazione riecheggia nelle sale del Congresso degli Stati Uniti, dove a febbraio i funzionari eletti sono stati informati di oggetti abbattuti dopo una ritaratura dei filtri che ne impedivano il rilevamento.

Traduzione di Walter Beltrami

Immagine principale:
Primo Osservatorio Galileo all-sky per UAP sul tetto dell’Osservatorio dell’Harvard College (Cambridge, MA)A cura degli autori dello studio: Abraham (Avi) Loeb e Frank H. Laukien (et al.) – , CC BY 4.0

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